giovedì 23 ottobre 2008

PERCHE’ ALCUNI LUOGHI SONO CITTA’ E ALTRI NO

Nell’accezione comune per città si intende “un insediamento umano esteso e stabile, un'area urbana che si differenzia da un paese o un villaggio per dimensione, importanza, densità di popolazione o stato legale”. Il termine italiano città deriva dall'analogo latino civitas, e deriva dalla stessa etimologia di civiltà. In Italia, il termine città è assegnato ad un comune con un decreto del Presidente della Repubblica. Un'unica definizione generale di città, nel mondo, non esiste. Il termine può essere usato per un aggregato urbano la cui popolazione è superiore ad un dato limite o per una località dominante su altre nella stessa area in termini economici, politici o culturali. Nel Regno Unito ad esempio, una city è un comune che è noto come città da "tempo immemore", o che ha ricevuto lo status di città tramite statuto reale, che viene normalmente concesso in base alle dimensioni, all'importanza o a connessioni con la monarchia. Indicatori tradizionali sono la presenza di una cattedrale o di una università. Un sistema simile esisteva nei Paesi Bassi del medioevo, dove un signore concedeva a degli insediamenti diritti cittadini che altri invece non possedevano. Questi comprendevano il diritto di innalzare fortificazioni, tenere mercati o darsi una corte di giustizia. La città aveva le sue prerogative e i suoi vantaggi. Una delle fonti di nobiltà in Toscana era quella di aver avuto accesso ad una carica della suprema magistratura in una “città nobile”. Fin dal lontano 1561 Volterra era considerata“patria nobile” insieme ad altre poche città toscane. Con la legge del 1750 le “città nobili” divennero 14, ma con la stessa legge la nomina dei “nobili patrizi” era consentita solo a quelli provenienti dalle sette città nobili: Firenze, Siena, Pisa, Arezzo, Volterra, Pistoia e Cortona, rimanendo per le altre la “nobiltà semplice”. Di cui dovettero accontentarsi i ricchi ed emergenti pratesi. Il fattore demografico non è mai vincolo esclusivo per definire una città. Alcune città sedi di Cattedrale, ad esempio St. David's nel Galles, sono piccole dal punto di vista demografico. Un fenomeno interessante è quello statunitense, nel quale il termine "città" viene applicato in generale a tutti gli insediamenti. La stessa prassi di attribuire il titolo di città anche ad insediamenti piuttosto piccoli è giustificata in maniera generale da alcuni filoni di pensiero dell'urbanistica e della sociologia urbana secondo cui il titolo di città è subordinato non alle dimensioni dell'abitato o al numero di abitanti, bensì al manifestarsi di un'esigenza o di un'opportunità di vita sociale comune, e di conseguenza al costituirsi di una comunità socialmente coesa. Fino a qualche secolo fa la maggior parte delle città erano di gran lunga più piccole, tanto che nel 1500 solo due dozzine di località nel mondo ospitavano più di 100.000 abitanti: ancora nel 1700 ce n'erano meno di cinquanta. Non è chiaro perché un luogo venga definito città mentre un altro no. Una nuova percezione della città tributa una maggiore attenzione alle connessioni del sistema-città e alle sue divisioni interne. Un aspetto decisivo del pensiero spaziale riguarda le connessioni della città. Ciò permette di spiegare il carattere unico di un determinato luogo. Le città vengono viste in interconnessione con una rete culturale, storica, economica o commerciale. Quindi, mentre Londra e Tokyo sono collegate da un punto di vista economico con la borsa, Stoccolma e Graz lo sono attraverso il legame culturale di Capitale Europea della Cultura. Queste reti si sovrappongono e si concentrano nelle città. Presumibilmente tale concentrazione di reti crea un legame unico in un luogo. Le suddette reti, comunque, non collegano solo le città fra di loro, ma anche con i loro dintorni. La nozione di "impronta cittadina" riflette l'idea che la città da sola non sia sostenibile: dipende dalle relazioni coi dintorni, necessita di collegamenti commerciali e connessioni per la viabilità. Osservando le reti diviene possibile spiegare l'ascesa e la caduta delle città. Questo ha a che fare con l'importanza delle connessioni, e può essere ben illustrato con l'arrivo dei colonizzatori spagnoli nelle Americhe. In breve tempo le connessioni con Madrid divennero più importanti di quelle con l'antica capitale Tenochtitlán. La concentrazione delle reti nelle città può essere usata come spiegazione per l'urbanizzazione. È l'accesso a determinate reti che attrae le persone. Così come varie reti si uniscono spazialmente in un'area delimitata, la popolazione si riunisce nelle città. Allo stesso tempo questa concentrazione di persone implica l'introduzione di nuove reti, come i collegamenti sociali, ed aumenta la creazione di nuove possibilità all'interno delle città. È l'apertura verso nuove connessioni a rendere le città vitali e capaci di attrarre. E il contrario fa si che un luogo emani disagio, alienazione. Ma alla fine a fare una città comunque non sono né i numeri della popolazione, né la potenza economica o commerciale, né la cultura. Come dice Calvino nelle Città invisibili: “Le città credono di essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altra bastano a tener su le loro mura”.

Marco Buselli - SOS Volterra