domenica 7 dicembre 2008

CAMBIO DI MENTALITA’

SOS Volterra. Perché SOS? Un segnale di allarme per le tante sofferenze che affliggono la città. Ma anche un richiamo forte alla coscienza civica. Qualcosa che non abbiamo mai seppellito del tutto pur se rischia di scomparire. La società di oggi non ci aiuta, le sue priorità sono altre. L’individualismo non permette di avvicinarsi alla “cosa pubblica” se non perchè si deve ottenere qualcosa. Per sé, naturalmente. Questa prospettiva naturalmente alla lunga ci impoverisce. E impoverisce di riflesso la nostra città. Che dovrebbe vivere anche delle nostre interazioni nella vita pubblica. Abbiamo delegato tutto ad altri invece, mentre noi pensiamo alle nostre cose. Le conseguenze sono per lo più evidenti. Spesso vengono fatte scelte che non ci piacciono, modificati i connotati storici della città, praticati interventi discutibili. Ma tutto questo passa sopra di noi, perché non siamo più in grado di soffermarsi sui particolari. Troppo occupati nel nostro piccolo mondo, spesso ci fugge la grandezza e il valore di ciò che abbiamo fra le mani. Volterra è un gioiello. Ed è di tutti. Non è dell’amministrazione o di tre o quattro istituzioni locali. Solo riappropriandoci di questa sensibilità potremo vedere con occhi diversi quello che ci circonda. Ci stupiranno i bandoni nel Teatro Romano, ci addolorerà Vicolo Mazzoni, ci farà orrore il semaforo in Piazza dei Priori. A quel punto, se poi guardiamo attentamente la torre del Maschio, “crederemo anche di intravedere il volto incavato del conte Felicini” (Volterra magica e misteriosa) che punta pensoso i suoi gomiti sul davanzale e la notte a Mandringa ci sembrerà di aver visto le streghe o sentito lo scalpiccio del cavallo di Neri Maltragi vicino alle Balze. E magari smetteremmo anche di piagnucolare che a Volterra non c’è nulla. “Volterra è viva e segreta, presente e lontana, fatta di pietre e respiri. Mi è parso di udire dei passi, delle voci, e dunque qualcosa di inafferrabile perduto nella città: un parlottio misterioso, un arcano trascorrere di forme: un paesaggio d’ombre”. (Jeorge Luis Borges)

Marco Buselli - SOS Volterra